Di Angelo Licari
“Durante la notte, nel ventre della Centrale di Milano vi era un’ incessante lavoro da parte dei facchini della cooperativa per caricare i bagagliai delle più disparate merci di piccolo taglio. Casse, pacchi, sacchi, biciclette, qualche ciclomotore erano stipati nei carri che avrebbero affrontato il viaggio fino a Roma Tiburtina, tutti beni di privati che avevano esigenza di trasferire i loro beni. Ecco l’ Italia in movimento. Alle quattro e cinquanta del mattino eravamo al deposito di Greco Pirelli dove ci è stata assegnata la E.636.122, una macchina della seconda serie romana, di S.Lorenzo. Svolte le formalità di rito e percorsa la linea dedicata fino a Centrale, eravamo circa un’ ora dopo al 303 per la raccolta dei documenti e per il secondo caffè della giornata. Avremmo raggiunto Tiburtina via Genova ma, sfogliando l’ M40, apprendemmo che a causa di una chiusura temporanea della linea diretta, ci avrebbero istradato sulla lenta via Genova Sampierdarena. Era un momento di caos per quella zona a causa dei lavori e, sebbene il nostro treno fosse classificato come espresso saremmo stati costretti ad un paio di lunghe soste ad Arquata e Busalla. Alle 6 il “celerone”, trainato dal mulo da manovra usciva dal ventre della stazione dal tunnel di fianco alla squadra rialzo e, percorso l’ anello ed attraversato il piazzale, posto sul terzo binario. Eravamo anche noi pronti ad attestarci. Purtroppo la vita del macchinista era, ed è tutt’ora, costellata anche di lunghe attese, infatti il segnale di partenza ci diede il via libera alle sei e cinquanta, con circa una ventina di minuti di ritardo. Lambrate, Rogoredo, l’ abbazia di Chiaravalle, poi Pavia, Voghera… segnali tutti a via libera, i venti minuti di ritardo li avevamo già quasi recuperati, anche se la velocità massima era limitata a 100 chilometri all’ ora per via dei bagagliai a due assi in composizione. Ma la parte difficile doveva ancora arrivare: la linea lenta ! Pur non essendo un treno particolarmente pesante ed essendo la nostra E636 in piena prestazione, la pendenza di tale tratta avrebbe dato del filo da torcere in frenatura ed allo spunto; ricordiamoci della pendenza media del 32 per 1000 con il breve tratto che sfiora il 40 per 1000 ! Arquata, prima sosta. Siamo sorpassati dal “Barbarossa’ composto unicamente da materiale svizzero e da un espresso proveniente da Torino, 4 Eurofima trainati da una E.444, la mitica Tartaruga. Segnale verde, limitazione a 30 chilometri all’ora in uscita sui deviatoi che ci avrebbero istradato sulla lenta dei Giovi e si comincia ad arrancare. È quasi mezzogiorno ed il confine fra Piemonte e Liguria è valicato, fra un quarto d’ ora saremo a Busalla dove inizierà la discesa verso Genova. Ecco, ci siamo. Anche qui è prevista una sosta abbastanza lunga per dare spazio a ben tre sorpassi. Ma finisce qui anche il racconto perchè abbiamo giusto il tempo per andare a mangiare un boccone alla trattoria qui di fianco, per cui giù l’ archetto e buon appetito…”
La composizione del Celerone Espresso, raccontato da Angelo Licari