Annunciate molto tempo fa finalmente le locomotive a vapore Gruppo 680 e 681 di Oskar sono una splendida realtà, e saranno pronte a fare bella mostra di sé nei diorami e plastici di tutta Italia. Il marchio sardo ha realizzato queste due macchine in 350 esemplari ciascuna.
Con articolo 1680 Oskar ha consegnato in perfetta scala H0 1:87 il modello che riproduce la locomotiva a vapore Gruppo 680 037, realizzata dalla Breda con fanali a petrolio e fischio a vapore. Ambientata in epoca terza (anni ’50), i fanali a petrolio sono illuminati con l’applicazione di microled, il telaio della locomotiva e caldaia è interamente in metallo, finemente inciso con numerosi dettagli riportati. La cabina, la cassa del tender ed i dettagli sono, invece, in plastica ABS, con numerosi dettagli in metallo. Il biellismo è in metallo e plastica interamente funzionante, il modello è dotato di nuovo motore a 5 poli, con l’applicazione di nuove ruote con razze finissime per una trasparenza del rodiggio come nella realtà. Sul modello è installato un nuovo impianto elettrico PCB, predisposto con presa decoder Plux22, e speaker già installato di serie nel tender.
Con articolo 1681, invece, Oskar ha consegnato il modello che riproduce la locomotiva a vapore Gruppo 681 065, sempre ambientata in epoca terza, e con le stesse caratteristiche tecnico-realizzative della locomotiva del Gruppo 680. Anche in questo caso sono 350 gli esemplari riprodotti.
DIFFERENZE TRA MODELLI – A prima vista i due modelli potrebbero essere identici, a parte la numerazione e le targhe, ma come nella realtà ci sono alcuni piccoli dettagli che le differenziano. Molte delle diversità per la verità sono “interne” alle stesse, quindi impossibili da riprodurre nel fermodellismo. I dettagli che Oskar ha fedelmente riportato le possiamo notare attraverso due fermo-immagine del video di presentazione che fu realizzato qualche mese fa e che vi riportiamo qui di seguito (il video invece lo trovate in questa pagina a fine articolo).
CENNO STORICO – Le locomotive del Gruppo 680 delle Ferrovie dello Stato derivano da un progetto del 1904 della Rete Adriatica che prevedeva un nuovo tipo di locomotive destinate alla trazione di treni diretti a forte composizione, in sostituzione delle Gruppo 500 RA (Gruppo 670 Ferrovie dello Stato) che, dopo l’enfasi iniziale per le innovazioni introdotte, ben presto aveva evidenziato alcuni problemi tra cui l’onerosa manutenzione alla caldaia, l’infelice disposizione delle scorte risultando scomode per il personale di condotta, insufficiente vaporizzazione e difficoltà di avviamento.
Le nuove locomotive, invece, dovevano avere una nuova caldaia un po’ più grande ma disposta in modo normale, ma per aumentare la capacità di vaporizzazione mantenendo il forno largo sopra i longheroni, adottando il rodiggio 1-3-1 con carrello italiano anteriore e sterzo Bissel posteriore con perno di rotazione fisso.
Le 680 vennero realizzate da Breda, Ansaldo e Berliner Maschinenbau in 151 esemplari, di cui 150 tra il 1907 ed il 1909 e l’ultima la 68151 nel 1911. Il primo esemplare dei 40 ordinati alla Breda uscì dai cancelli del vecchio stabilimento milanese di via Bordoni nel gennaio del 1907 immatricolata nel primo gruppo 640 con numero 6401. L’ultimo esemplare del primo lotto, la 6440, fu consegnato nel giugno 1907 mentre era già stata commissionata all’Ansaldo la costruzione di 10 locomotive che avrebbero assunto la numerazione da 6441 a 6450. Le locomotive costruite dopo il 1907 entrarono in servizio come gruppo 680 e le precedenti rinumerate perché il gruppo 640 venne assegnato alle nuove macchine di rodiggio 1-3-0 a vapore surriscaldato che iniziarono ad arrivare dalla Germania nel novembre del 1907 ed originariamente previste come gruppo 580. Per la Breda la costruzione di questo gruppo segnò una tappa significativa con la realizzazione della 68100, millesima locomotiva costruita.
Le 680, rispetto al progetto della Rete Adriatica, mantennero inalterato il solo forno mentre la caldaia venne completamente ridisegnata.
L’arrivo in Italia delle prime locomotive a vapore surriscaldato, e la successiva entrata in servizio delle 685, rese rapidamente obsolete le 680 che erano meno potenti, avevano un maggior consumo di carbone e richiedevano una onerosa manutenzione. L’esperienza ottenuta con le numerose corse prova effettuate con la 68150 nel 1915 sulle tratte Firenze-Arezzo e Firenze-Empoli-Pisa dall’Ufficio Studi del Servizio Materiale e Trazione di Firenze orientarono le Ferrovie dello Stato a studiare la trasformazione a vapore surriscaldato dell’intero Gruppo 680. Iniziarono così tra il 1916 ed il 1918 le trasformazioni che portarono ad avere addirittura tre tipologie diverse di macchine dello stesso gruppo: allo stato d’origine a vapore saturo, trasformate a vapore surriscaldato con cilindri originali e trasformate a vapore surriscaldato con cambio dei cilindri.
Per facilitarne l’identificazione a seguito dell’estensione della marcatura a sei cifre a tutto il parco trazione il 16 giugno 1919, con la circolare 89T, nell’ambito del Gruppo 680 furono creati due sottogruppi: il primo costituito dalla serie 200 (numerate dalla 201 in poi) dove vennero immatricolate le locomotive che avevano ricevuto la nuova caldaia con surriscaldatore; ed il secondo costituito dalla serie 400 (progressivi da 401 a seguire) con le macchine che avevano ricevuto oltre al surriscaldatore anche il cambio dei cilindri. Le serie 200 andarono a formare il Gruppo 681, le altre il Gruppo 682, ed in entrambi i casi con numerazione dalla 001 a seguire. Questa situazione durò pochissimi mesi, perché con una circolare delle Ferrovie dello Stato del 2 ottobre dello stesso anno si stabilii il criterio con cui la numerazione doveva seguire quella in origine: pertanto la Gruppo 681 001 divenne 681 150, la 682 001 invece 682 113, e così via. Sulla 682 113, a partire da metà anno 1920, iniziarono alcune prove sulle linee afferenti al nodo di Firenze: rispetto alle 681 si notò un aumento di potenza ed una maggiore facilità di avviamento. Qualche anno più tardi le macchine furono equiparate alle 685 e furono poi tutte trasferite ad Ancona per metterle a confronto diretto proprio con le locomotive del Gruppo 685.
L’ALBERO GENEALOGICO DELLE LOCOMOTIVE 680, 681 e 682 – Le locomotive del gruppo 680 sono state realizzate in 151 esemplari. Quattro di loro sono rimaste numerate 680 fino alla loro radiazione dal parco, 31 tra il 1926 ed il 1929 sono state trasformate in Gruppo 685 serie 303:445, 18 tra il 1929 ed il 1930 in Gruppo 685 serie 507:639, 10 tra il 1931 ed il 1933 in Gruppo S.685 serie 502:651, 15 tra il 1919 ed il 1925 in Gruppo 682, mentre ben 71 esemplari tra il 1916 ed il 1927 sono state trasformate in Gruppo 681, dopo che due macchine tra il 1909 ed il 1911 erano state precedentemente numerate come Gruppo 681.
Gruppo 681 – Settantacinque esemplari assegnati in questo gruppo nell’arco temporale che le hanno viste protagoniste sui binari italiani. Quattordici macchine del gruppo 681 sono rimaste tali fino alla loro alienazione, 20 trasformate tra il 1929 ed il 1930 in Gruppo 685 serie 507:639, 39 tra il 1931 ed il 1933 in S.685 serie 502:651 e 2 esemplari nel 1924 sono state trasformate in Gruppo 682, mentre altrettante macchine sono state ritrasformate in Gruppo 681 rispettivamente una nel 1935 ed una nel 1937.
Gruppo 682 – Diciassette esemplari assegnati in questo gruppo nell’arco temporale che le hanno viste protagoniste sui binari italiani: 13 di queste sono rimaste tali fino alla loro alienazione, due esemplari nel 1929 sono state trasformate in Gruppo 685 serie 507:639. Infine un’annotazione: una macchina del Gruppo 685 serie 507:639, ex 682, nel 1934 è stata trasformata in Gruppo S.685 serie 502:651.
VIDEO – Riproponiamo di seguito il video con cui Oskar annunciò nel marzo 2024 l’uscita di questi modelli.