STORIA | La E 326 012 di ViTrains in livrea grigio pietra: scopriamo qualcosa in più.

Nel 2013, due anni prima che prendesse vita binariedintorni.it, l’azienda ViTrains consegnò con articolo 2199 la riproduzione in scala H0 1:87 del modello di una locomotiva elettrica E 326 012.

Si trattava della riproduzione di una macchina nella livrea d’origine grigio pietra e castano, quindi con cassa d’origine, e con compressore meccanico, assegnata fino a giugno del 1936 al deposito locomotive di Firenze Santa Maria Novella. Perché cassa d’origine? Le E 326 prodotte furono in totale dodici (le prime due erano però prototipi, con cassa leggermente diversa, consegnati nel 1928 e classificati dapprima come E 625, ndr), e tutte furono coinvolte e semi-distrutte nei bombardamenti nella fase conclusiva della Seconda Guerra Mondiale, con i tedeschi in ritirata sotto le bombe degli alleati.

Dal 1946, e a guerra conclusa, le Ferrovie dello Stato decisero di recuperare tutte e dodici le macchine, operazione che si concluse nel 1949 con la consegna della dodicesima locomotiva elettrica riparata. Le macchine erano talmente ridotte male che furono loro ricostruite praticamente per intero le casse; ecco perché viene specificata la “cassa d’origine” piuttosto che “cassa modificata” per i modelli che riproducono questo rotabile in castano/isabella da epoca terza in poi.

In particolare il modello di ViTrains è molto interessante in quanto si tratta al momento dell’unica riproduzione a scala industriale di una E 326 in livrea grigio pietra e castano (il marchio veneto ha poi consegnato con articolo 2799 la versione in DCC Sound). La stessa macchina, invece, è stata poi riprodotta da Rivarossi (Articolo HR2492) nel 2014 ma già con casse modificate, e quindi nell’epoca terza in livrea castano/isabella.

Curiosità: la E 326 012 fu proprio la prima di questa serie di locomotive elettriche a ricevere negli anni settanta il dispositivo di ripetizione dei segnali in macchina, mentre operava tra Verona e Bologna.

Queste locomotive furono pensate, progettate e costruite per la trazione dei treni viaggiatori più veloci sulle linee direttissime, con telaio, ruote motrici, cassa ed avancorpi di nuovo design. Le apparecchiature erano unificate dello stesso tipo di quelle già in dote alle E 626 di seconda serie (E 626 015 : 099), mentre le prese d’aria laterali a manica come le E 626 di terza e quarta serie e sulle prime macchine E 428. La costruzione delle dodici unità furono ordinate alla Società Ernesto Breda di Milano, con sede dello stabilimento a Sesto San Giovanni. La prima unità consegnata alle Ferrovie dello Stato fu la E 326 003, il 2 novembre 1932, mentre la E 326 012, ultima unità consegnata ed oggetto di questo articolo, fu consegnata poche settimane più tardi, esattamente il 15 gennaio del 1933.

L’equipaggiamento iniziale delle macchine numerate dalla 003 alla 012 prevedeva l’utilizzo dei pantografi Tipo 32, come comunque utilizzati sui prototipi, mentre le molle a balestra di sospensione dei tre assi motori erano collegate da bilancieri così da migliorare il peso distribuito, ed il meccanismo di trasmissione Bianchi e le ruote motrici avevano razze di forma diversa. La cassa, invece, completamente riprogettata rispetto ai due prototipi, presentava sei sportelli di visita alle apparecchiature sulla fiancata destra, ed i pannelli sul tetto saldati ad eccetto della porzione situata sopra il motogeneratore che era imbullonato per facilitare un’eventuale smontaggio dello stesso.

Nel corso del tempo vi furono alcune modifiche. Per esempio nel 1934 furono applicati i tergicristalli ai finestrini anteriori, mentre successivamente all’apertura della nuova linea Direttissima tra Firenze e Bologna fu aumentata la resistenza elettrica in serie al motogeneratore, le cabine sopra ai finestrini laterali furono dotate di grondaie.

Tra lo stesso 1934 e l’anno successivo tutte le E 326 rientrarono presso lo stabilimento Breda per ricevere l’applicazione di alcune modifiche all’impianto frenante dei carrelli, e nel 1936 furono modificati i sostegni del perno centrale di articolazione dei carrelli e gli appoggi laterali sulla cassa, con applicazione dei dispositivi degli ungi-bordino, e tra altre piccole modifiche anche la sostituzione dei vetri dei finestrini frontali con cristalli di sicurezza.

Tra il 1937 ed il 1938 furono dotate di cancelletto di sicurezza chiuso a chiave all’altezza dell’accesso ai pantografi, e, sempre per motivi di sicurezza, la chiusura dell’apertura all’estremità degli striscianti dei pantografi. Infine, a guerra in corso e nel biennio 1942-1943, furono applicati i dispositivi per l’abbassamento rapido dei pantografi, dopo che due anni prima le macchine erano state dotate dei dispositivi Westinghouse per la marcia ad agente unico. Furono queste le ultime modifiche, perché poi pochi mesi dopo iniziarono a finire sotto le bombe incessanti del secondo conflitto mondiale che, come già detto, le rese tutte inservibili e costrinse le Ferrovie dello Stato, ad ostilità terminata, a correre ai ripari con vere e proprie grandi riparazioni.

La E 326 012 fu radiata dalle Ferrovie dello Stato nel 1981, e demolita nel 1983.

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