STORIA | Quel nefasto 15 Aprile 1978 in cui si salvò la squadra di calcio dell’Hellas Verona a bordo dell’elettrotreno ALe 601

Pioveva da giorni in Italia, soprattutto nel Nord Italia: era una Primavera bagnata quella del 1978, un mese di Aprile freddo e piovoso quello di quarantacinque anni fa.

I fiumi dell’Emilia Romagna erano colmi di acqua, la pioggia battente delle ultime ore li aveva fatti gonfiare tanto che in molte zone della Romagna lo stato era di massima allerta e alcuni fiumi lambivano ormai argini e ponti. La situazione più pericolosa riguardava il fiume Monsone in Romagna che ormai era arrivato quasi al punto di straripare per poi causare il crollo di un ponte. Fu per questo motivo che le Ferrovie dello Stato furono costretti a deviare tutti i treni di lunga percorrenza che avrebbero dovuto percorrere la linea Adriatica per salire o scendere tra Sud e Nord Italia sulla linea centrale che superava l’Appennino tra Firenze e Bologna.

Tra questi treni “deviati” figurava l’Espresso 572 Bis Bari-Milano che, appunto, fu deviato via Caserta-Roma-Firenze-Bologna. Poco dopo le ore 12:00 il convoglio composto dalla E.645 016 del Deposito di Bologna, al cui seguito vi era la E.636 282 di rimando ed una lunga teoria di carrozze di svariati tipi, in prossimità dell’accesso ad una galleria in prossimità di Murazze di Vado svia dai binari a causa di un movimento franoso che avviene dal costone della montagna che sovrasta la linea ferroviaria in quel punto. La pioggia incessante delle ore precedenti, infatti, aveva provocato il distacco di una parte del terreno con conseguente scivolamento di fango e detriti. Tra questi detriti una grossa catasta di legna tagliata nei boschi nei giorni precedenti che avrebbe favorito lo svio del treno finito con l’occupare anche il binario opposto.

Binario opposto su cui pochi attimi dopo transitava alla velocità di 125 Km/h il Rapido 813 “Freccia della Laguna” composto dall’elettrotreno ALe 601 e rimorchiate. Un impatto terribile che costò la vita ai quattro macchinisti coinvolti nell’incidente: il bilancio fu drammatico, 48 morti e 76 feriti. Una delle due casse del locomotore E. 645 scivolò giù nella scarpata, e con essa i primi quattro elementi dell’elettrotreno mentre la quinta carrozza sviò dai binari senza scivolare giù. L’elettrotreno era composto da otto elementi e soltanto gli ultimi tre restarono sulla sede ferroviaria.

E nella quinta carrozza, la carrozza ristorante, rimasta in bilico tra massicciata e scarpata stava pranzando la squadra di calcio dell’Hellas Verona che quella mattina era partita in treno dal capoluogo veneto, vedendosi cancellato sempre per motivi di maltempo l’aereo prenotato da tempo, per raggiungere Roma dove il giorno dopo sarebbe dovuta scendere in campo per affrontare la squadra giallorossa all’Olimpico nel campionato di Serie A.

La squadra scaligera era alloggiata proprio nell’elemento di testa, ma pochi minuti dopo essere ripartita da Bologna e pochi minuti prima del tremendo impatto, fu chiamata a consumare il pranzo e quindi a retrocedere di ben cinque carrozze. Fu grazie a questo che i calciatori e lo staff dell’Hellas Verona si salvarono. 

Beniamino Vignola, giovane promessa del Verona e che pochi anni dopo giocò anche nella Juventus, oltre che ad Empoli, Avellino e Mantova, era su quel treno quel giorno: “Ricordo che pochi minuti dopo essere giunti sulla carrozza ristorante sentimmo un botto tremendo, la carrozza si sollevò improvvisamente e poi si adagiò quasi sul fianco. Ci trovammo tutti schiacciati uno sopra l’altro. Da uno squarcio sulla lamiera della carrozza riuscimmo ad uscire fuori dal treno… attorno a noi corpi dilaniati di uomini, donne e bambini… Pochissimi minuti dopo arrivarono i primi soccorsi dalla vicina autostrada A1 perché molte auto si erano fermate attirate da quella orribile visione…”.

 

 

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